lunedì 31 marzo 2008

Mozzarella di bufala alla diossina, i commenti delle associazioni dei consumatori

Pubblicare i nomi delle aziende. A chiederlo Federconsumatori e il Movimento difesa del cittadino (Mdc) per ridare fiducia ai consumatori dopo la vicenda delle mozzarelle di bufala campane. “I cittadini - afferma Silvia Biasotto, responsabile del Dipartimento sicurezza alimentare di Mdc - hanno diritto a un’informazione trasparente. Ogni anno il Movimento Difesa del Cittadino presenta ‘Italia a Tavola’, rapporto sulla sicurezza alimentare: dall’indagine - sottolinea - emergono tanti dati di sequestri e di frodi alimentari, ma anche il grande lavoro che tutte le istituzioni e gli organi di polizia svolgono. Basti pensare che l’Ispettorato per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari negli ultimi 2 anni ha incrementato i controlli di oltre il 50 per cento”.
“C’è molta confusione, in questi giorni, intorno all’allarme diossina nella mozzarella di bufala”. Invece di discuterne tanto, Federconsumatori ritiene fondamentale che si passi ai fatti, divulgando al più presto la lista dei prodotti interessati dalla contaminazione e rendendo pubblici i risultati delle analisi svolte e tuttora in atto”, si legge in una nota. “Solo così, operando in maniera chiara, si potrà restituire la fiducia ai consumatori, già preoccupati per il loro potere di acquisto”, conclude l’associazione.
Mentre il Codacons rivolge oggi un appello al governo affinchè intervenga in aiuto dei produttori di mozzarella di bufala danneggiati dall’allarme diossina, l’Unione nazionale consumatori ricorda che “il consumatore può scegliere fra diversi tipi di mozzarella, deve solo fare attenzione alle denominazioni”. L’associazione ha quindi compilato un riepilogo dei vari tipi:
- mozzarella di bufala campana: è quella che ha ottenuto la qualifica europea Dop, deve essere fatta soltanto con latte di bufale di determinate zone della Campania e del basso Lazio e, oltre alla denominazione, ha per simbolo in etichetta una testa di bufala.
- Mozzarella di latte di bufala: è ricavata da bufale non campane o laziali, ma la denominazione accompagnata da un marchio o da un nome di fantasia indica che è fatta soltanto con latte di bufala.
- Mozzarella con latte di bufala: è una mista con latte di vacca e di bufala, ma non è chiaro come debba essere etichettata. Se riporta la dizione ‘con latte di bufala’ a rigore deve indicare la percentuale.
- Mozzarella tradizionale: è quella che ha ottenuto l’attestazione di specificità dalla Ue e è riconoscibile dalla scritta ‘Specialità tradizionale garantita’. È fatta soltanto con latte di vacca, ma dà al consumatore la garanzia che si tratta di un prodotto italiano, ricavato da latte fresco e lavorato secondo i metodi tradizionali previsti da un disciplinare.
- Mozzarella o fiordilatte: può avere una qualsiasi delle due denominazioni, è fatta con latte di vacca e può essere anche nella versione ‘magra’ (tenore di grasso non superiore al 20 per cento sulla sostanza secca) e ‘leggera’ (grasso tra il 20 e il 35 per cento).
Secondo un’indagine dell’Adoc, la vicenda della diossina nella mozzarella di bufala ha portato un “calo drastico delle vendite di bufala, intorno al 50 per cento, e diminuzione dei prezzi del 9,6 per cento,– commenta Carlo Pileri, presidente dell’Adoc. Nei mercati e supermercati un banco su due non vende bufala fresca. Contemporaneamente registriamo un aumento del 2,1 per cento dei prezzi della mozzarella classica. Il mercato sta reagendo allo scandalo, aumenta la domanda di prodotti equivalenti, con conseguente rialzo dei prezzi di questi ultimi”.

fonte: ansa.it

Una nota di agenzia riporta che l’Italia importerebbe latte di bufala cinese. Tale affermazione è stata attribuita all’addetto stampa del Consorzio

Una nota di agenzia riporta che l’Italia importerebbe latte di bufala cinese.

Tale affermazione è stata attribuita all’addetto stampa del Consorzio Tutela.
L’affermazione non è veritiera ed è frutto di un evidente caso di fraintendimento.

Dando spiegazioni ai colleghi dell’Agenzia Agi di Roma, l’Addetto Stampa del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana riferiva invece del caso di colore riferito ad un casaro italiano che aveva aperto un caseificio in Cina, dove produce mozzarella con latte cinese, ovviamente.

La nota di colore è, dunque, solo questa.


Comunicato Stampa del 29 Marzo 2008

fonte: guide.dada.net

domenica 30 marzo 2008

Crolla il prezzo del latte di bufala 1900 allevamenti a rischio

TAORMINA - La crisi della mozzarella alla diossina mette a rischio la sopravvivenza di 186 mila bufale in 1.900 allevamenti concentrati in Campania, nelle province laziali di Latina e Frosinone e nei pressi di Foggia. I caseifici, infatti, dopo aver imposto agli allevatori una riduzione del prezzo del latte di bufala hanno cominciato a rifiutare il prodotto.

A lanciare il grido d'allarme, a Taormina durante il convegno "Futuro fertile" organizzato da Confagricoltura sono un gruppo di allevatori campani. "Anche nella provincia di Salerno, totalmente estranea alla vicenda", dice Colette Conforti, alla guida di un'azienda da 900 capi, "un grande caseificio invece di ritirare il latte a circa un euro e 10 centesimi al litro come avveniva prima della crisi ora lo acquista a 76 centesimi. E adesso temiamo che la raccolta venga drasticamente tagliata". Che fare?

Michele Panullo, 500 capi in provincia di Caserta, allarga le braccia: "Anche da noi il prezzo è caduto mentre dai caseifici arrivano i primi segnali di disinteresse nei confronti del nostro prodotto". Sia Panullo che Nicola Cecere, proprietario di un allevamento nel casertano composto da 300 bufale si rifiutano di pronunciare la parole "abbattimento". Ma lasciano capire che se la situazione non cambia è questo lo scenario che si profila all'orizzonte. Spiega Cecere: "Si tratterebbe di un danno gravissimo non solo per noi ma per l'intero Paese che potrebbe perdere una parte importante della sua tradizione gastronomica".

In un quadro così desolante mentre il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni invoca "una serena analisi della situazione senza allarmismi ingiustificati e sempre nell'interesse dei consumatori e dei produttori" gli allevatori campani precisano che il "perimetro" dell'area interessata è molto modesto. Dice Panullo: "Si tratta al massimo del 4% della superficie agricola".

E poi sottolinea che le analisi condotte dalle Asl presso 36 caseifici che a loro volta si servono da 66 allevamenti non solo hanno bloccato questi ultimi. Ma hanno impedito di accertare che gli allevamenti coinvolti erano uno o due al massimo. Ecco perché si chiede di accelerare al massimo le analisi presso i singoli allevatori. "Le aree a rischio a causa di rifiuti tossici sversati in passati", conclude Panullo, "sono circoscritte. Adesso bisogna fare chiarezza al più presto".

autore: GIORGIO LONARDI

fonte: repubblica.it
Secondo Leibniz il nostro io può essere paragonato a una cipolla. Continuando a pelarla alla fine non ci rimane in mano un bel niente. È come se esistessero solo gli strati, e nessuna vera essenza. La metafora verrà ripresa da Ibsen nel «Peer Gynt» e da Pirandello in «Vestire gli ignudi». «Sbucciando la cipolla» è anche il titolo dell'autobiografia di Günter Grass. Wittgenstein nelle «Ricerche filosofiche» l'ha solo un po' modificata: al medesimo nulla, che però nel suo caso riguarda la mancanza di una caratteristica comune a tutti i giochi linguistici, egli arriva sfogliando un carciofo. Ma - mi vien da aggiungere alla luce delle cronache di questi giorni - avrebbe potuto benissimo arrivarci anche gustando una mozzarella. Purché fosse di bufala, naturalmente, e magari non alla diossina.

A dire il vero la mozzarella non è proprio una sfoglia. Deriva da «mozzare» e, dunque, sul piano ontologico, è da considerarsi come la parte di qualcosa di più grande, il trancio di una pasta da cui si ricavano molti pezzi.
Sul piano estetico però la metafora continua a funzionare. È evidente che gran parte del piacere che deriva da una buona mozzarella di bufala (diversamente dal fior di latte) viene proprio dallo sfogliarla, aprendola delicatamente e gustandola gradualmente, fino a consumarla del tutto senza mai aver addentato qualcosa che somigli a un nucleo centrale (come accade invece con il fior di latte).

La metafora può essere illuminante anche sul piano etico. Dopo la rilevazione di tracce di diossina da parte dell'Unione europea, e prima del cessato allarme, siamo stati sommersi da un mare di contraddittorie e folkloristiche rassicurazioni da parte dei politici, che si sono esibiti in singolari degustazioni pubbliche, mentre le televisioni parlavano di psicosi di massa e persino alcune associazioni di consumatori si ergevano a difesa, non dei consumatori stessi, ma della nostra italianità.
Il risultato è uno dei classici, appunto, dell'italianità: un fare ammuìna che, nonostante la "vittoria" finale, indebolisce ogni punto di riferimento saldo e ogni autorità epistemica di cui potersi davvero fidare. Il che significa che, di quel fulcro della vita morale e civile che è la fiducia, d'ora in poi faremo ancora più fatica a trovare traccia. E chi cercherà di venire a capo dei nostri mali nazionali non potrà che trovarsi tra le mani una cipolla, un carciofo, o una mozzarella di bufala. Che poi sia alla diossina o no, Dio solo lo saprà.

Autore: Armando Massarenti

fonte: ilsole24ore.com

Campania, scatta il piano anti-diossina per la mozzarella di bufala. E la Cina impone la quarantena

Un piano anti-diossina per la mozzarella della Campania. Parte il programma straordinario concordato tra ministero della Salute e Unione europea per far fronte a questa crisi che ha colpito l'intero settore, con tracollo delle vendite.

Previsti controlli in tutti i caseifici delle province di Caserta, Avellino e Napoli che trattano latte di bufala. Sono circa 400. Ci sarà il divieto di commercializzare il latte fino all´esito finale e un´analisi epidemiologica per individuare esattamente l´estensione del fenomeno.

Questo piano parte proprio nel giorno in cui Cina e Singapore annunciano lo stop alle importazioni di mozzarella italiana. Un altro colpo all'immagine, dopo gli altri blocchi alle frontiere. Il divieto, riferito dall´agenzia ufficiale Nuova Cina, “ è stato deciso dall´Amministrazione generale della quarantena”.

Stessa cosa è stata seguita da Singapore.

Insorgono le associazioni di categoria: la Coldiretti chiama questa quarantena una “beffa”, Confagricoltura parla di “atto unilaterale” e la Cia-Confederazione sposta l´attenzione sulle esportazioni cinesi con i suoi “prodotti taroccati” che hanno invaso l'Italia.
Un casaro all'opera
Un casaro all'opera

Il programma straordinario del ministero della Salute, concordato con i servizi della Commissione Ue, ha definito così un piano straordinario per la ricerca delle diossine.

Il programma si compone di due fasi.

La prima fase consiste in un controllo ufficiale su tutti i caseifici, divieto di commercializzazione del latte e dei relativi prodotti fino ad esito favorevole delle analisi. In caso di esito sfavorevole, si procederà al prelievo di latte nei singoli allevamenti il cui latte faceva parte del campione. Questi allevamenti non potranno conferire latte fino all´esito favorevole delle analisi. Inoltre, si procederà al controllo anche nelle aziende limitrofe, nel raggio di 3 chilometri.

Tutti i risultati delle analisi effettuate saranno messi a disposizione della Commissione entro metà aprile.

Conclusa la prima fase si procederà, con lo stesso approccio, al controllo dei caseifici ubicati nelle province di Benevento (25 caseifici) e Salerno (185 caseifici). I risultati di questi ulteriori controlli saranno comunicati alla Commissione entro il 25 aprile.

Nella seconda fase, una volta disponibili i risultati analitici, sarà fatta una analisi epidemiologica per la individuazione della estensione del fenomeno, e sarà resa disponibile una mappa rappresentativa della situazione, in modo da poter procedere ad eventuali ulteriori controlli.

Saranno presi in considerazione anche i dati storici, raccolti dal 2003 ad oggi. Una volta individuate le zone a rischio, si procederà ad un controllo su tutti gli allevamenti.
Un allevamento di bufale
Un allevamento di bufale

“Lo stop prudenziale di Cina e Singapore all´importazione di mozzarella di Bufala campana, agisce sul nulla – dichiara Andrea Cozzolino, assessore regionale all'agricoltura - È assolutamente marginale, infatti, la quantità di prodotto campano Dop che è possibile trovare nelle principali città cinesi”. Intanto l'immagine è al tracollo, così come le vendite.

Anche il Consorzio per la tutela della mozzarella Dop campana attacca e spiega che in realtà non si esporta in questi Paesi:

“Non esportiamo in Cina. Finora siamo ancora alla fase promozionale: in sostanza abbiamo portato un pò di mozzarella in Cina per fargliela assaggiare. Abbiamo stabilito dei contatti promozionali per aprire quella importante frontiera, anche attraverso iniziative di colore, come i casi di nostri caseifici che utilizzavano latte cinese. Pechino impone una quarantena di ben tre settimane alle nostre mozzarelle e a tutti i formaggi freschi a pasta filata italiani. Il che evidentemente non si può fare, andrebbero tutte a male. Le dogane cinesi, di fatto, per noi erano già chiuse”.

Campania, mozzarella di bufala: danni per 30 milioni di euro. E ora si parla di allarmismi


Dopo i rifiuti, ora la diossina. Il made in Campania si ferma alle dogane

fonte: ecostiera.it

MOZZARELLA: STOP CINA A IMPORT, DIFFICILE RITORNO A NORMALITA'

ROMA - La parola fine alla vicenda della mozzarella di bufala e' ancora lontana dall'essere scritta. Ad aggiungere un altro capitolo e' stata prima l'autorita' agricola e vetirnaria di Singapore che ha bloccato la vendita di mozzarella di bufala italiana e poi l'amministrazione generale della quarantena del governo cinese che ha vietato le importazioni di mozzarella italiana e stabilito che tutti gli altri tipi di formaggio italiano devono essere sottoposti a test di laboratorio, prima di che sia consentito il loro ingresso in Cina. Dopo una settimana di intensi scambi tra il governo italiano e l'Unione Europea che aveva chiesto ed ottenuto rassicurazioni in merito ai controlli sugli 83 allevamenti e i 25 caseifici posti sotto sequestro cautelativo, e' arrivata la doccia fredda dall'Oriente. La diplomazia italiana e' gia' all'opera e l'Ambasciatore d' Italia in Cina Riccardo Sessa, su istruzioni ricevute oggi da Roma, sollecitera' fin da domani, domenica, le autorita' cinesi a rimuovere il divieto di importazione. Quanto al peso delle esportazioni italiane in Cina, Sessa ha detto che si tratta di quantita' ''simboliche'' e che l'Italia fornira' le necessarie garanzie sulla qualita' dei prodotti italiani ed in particolare della mozzarella di bufala campana, che essendo un prodotto Dop (Denominazione di origine protetta) risponde a specifiche regole di produzione approvate dall' Unione Europea. Dai 48 milioni di euro derivanti dalle vendite all'estero, pari al 16% del fatturato del settore (che ammonta a 300 milioni di euro) non e' semplice estrapolare la cifra in valore della mozzarella venduta in Cina anche perche', come ha spiegato in una nota il Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop, (che con l'ufficio agricoltura dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma ha in corso da tempo una trattativa), ''sia la mozzarella di Bufala che tutti i formaggi freschi a pasta filata, non riescono a superare la frontiera cinese a causa della quarantena di tre settimane imposta della autorita' doganali''. Queste restrizioni rende, di fatto, difficili le esportazioni di prodotti freschi verso la Cina. La quarantena e' imposta perche' si teme di importare un batterio, l'Enterobacter sakazakii che, stando ai dati forniti dal Consorzio, non e' presente nelle flore batteriche delle aree mediterranee. Il ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro che nella mattinata aveva definito la questione ''cambiata al 100%'' ha detto di essere in contatto con la Farnesina per ''definire meglio i contorni di questa situazione''. Un piano in due fasi, intanto, e' stato predisposto dal Ministero della Salute insieme all'Unione Europea che la Regione Campania dovra' adottare nei prossimi giorni che prevede: controlli ufficiali in tutti (circa 400) caseifici delle province di Caserta, Avellino e Napoli che trattano latte di bufala, il divieto di commercializzare il latte fino all'esito favorevole delle analisi e un'analisi epidemiologica per individuare esattamente l'estensione del fenomeno. Controlli ''necessari'' per il responsabile del Centro di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Walter Pasini.''I controlli sulla totalita' dei caseifici vanno benissimo - osserva Pasini - perché il campione non è mai rappresentativo dell'universo e può riguardare una zona che non rispecchia la totalità della realtà produttiva''. Ma dopo i controlli, secondo Pasini, bisogna capire da dove arriva la diossina che ''non deve esserci nel latte né negli altri alimenti''. Alla luce di questi provvedimenti, secondo la Coldiretti, ''ci sono tutte le condizioni per una seria iniziativa diplomatica che possa contrastare le decisioni assunte, sulla base delle importanti attivita' di controllo e certificazione effettuate, per limitare il danno provocato dal susseguirsi di dichiarazioni contradditorie che hanno creato confusione e incertezza tra i consumatori a livello nazionale d internazionale''. Il danno economico, finora, ha raggiunto quota 45 milioni di euro, secondo il Consorzio e i tempi di ripresa per il settore sono stimati in oltre un mese.

fonte: Ansa.it

venerdì 28 marzo 2008

C'è bufala e bufala

C’è la bufala a rischio diossina, ma c’è anche la mozzarella sicura, prodotta nei “caseifici cult” dei gourmet dove la filiera è controllata dall’inizio alla fine. E non mancano le alternative alla produzione campana: mozzarella di bufala, ad esempio, si produce in quantità con animali allevati in Lombardia. E poi c’è il fior di latte della Puglia, dell’Abruzzo o dell’Agro Pontino o le tante mozzarelle vaccine Sgt prodotte un po’ in tutto il Paese.

Per i fedelissimi a oltranza della bufala dop, ci sono dunque gli indirizzi dove la qualità è garantita: Ponte a Mare di Castelvolturno (Ce), Masseria Lupata e Vannullo, entrambi di Capaccio (Sa), Salicella di Francolise (Ce), solo per citare alcuni dei caseifici, segnalati tra i migliori anche da Stefano Bonilli del Gambero Rosso.

Ma tant’è. Gli scandali, specie se con enormi eco all’estero, fanno effetto e molti consumatori smettono di comprare quel prodotto. Ieri il pollo, oggi la mozzarella di bufala.
Non si possono biasimare i consumatori se, nell’attesa che i dovuti controlli facciano chiarezza su chi è affidabile e chi no, volenti o nolenti sono vittima della psicosi. L’ideale sarebbe poter sempre fare la spesa dove si è certi al 100% della qualità. Oppure?
fiordilatte_bocconcini.jpg Per non rinunciare alla mozzarella – anche se la bufala è un’altra cosa, come sapore e come contenuto di grassi – si può puntare sulle mozzarelle vaccine che si producono in numerose aziende casearie del paese. Sono note quelle dell’Agro Pontino, dove già nel XVII secolo (stando al “Gioco di Cuccagna”, una stampa bolognese del 1690 che indicava i prodotti tipici per ciascuna zona d’Italia) si filava la pasta per la mozzarella, allora detta “provatura”, ma potrebbe essere una sorpresa conoscere una mozzarella ligure: la mozzarella di Brugnato, nella Media Val di Vara (Sp), ottenuta da latte vaccino pastorizzato con l’aggiunta di fermenti lattici.

Di mozzarella vaccina Stg (specialità tradizionale garantita) è pieno il paese. Se ne produce un po’ in tutte le regioni, in particolare – oltre ovviamente in Campania – in Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Lazio, Calabria. Queste regioni sono famose per il fiordilatte, tanto che è stata richiesta la Dop “Fior di Latte Appennino Meridionale”. La sua struttura fibrosa eppure tenera, dovuta alla filatura in fogli molto sottili, gli conferisce una consistenza gustosa da mordere che però si scioglie in bocca. Il suo aroma caratteristico è dato dai fermenti lattici (simili a quelli dello yogurt, Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus).

Ma per chi vuole la bufala a tutti i costi – anche se di primo acchito potrebbe sembrare strano pensarla al di fuori della sua terra d’elezione - c’è anche un’altra alternativa. Rinunciare alla campana e andarla a cercare in giro per l’Italia. Dopo Campania e Lazio, la terza regione quanto ad allevamenti è la Lombardia e qui si trovano piccole aziende che fanno prodotti di qualità. Un esempio è l’azienda agricola Casarotti a Casirate d’Adda con le sue 100 bufale per una produzione di 40 chili al giorno. In Piemonte il Caseificio Rosario di bufale ne ha oltre 600 nell’allevamento Moris a Caraglio (Cuneo) e vende direttamente i prodotti al 100 per cento di latte bufalino, dalle perline ai bocconcini affumicati, nel negozio di Torino: latte locale ma “know how” tutto campano, come il titolare.
E poi non mancano le latterie-caseifici. Come a Milano, dove c’è un indirizzo su tutti: il Centro della Mozzarella, in via Benaco. Qui Enrico Carretta produce mozzarella con il latte delle mucche e delle bufale di una stalla di Peschiera Borromeo. Mentre a inizio aprile riaprirà, allargandosi, anche la Latteria Pugliese di via Toltstoj altro indirizzo noto per le mozzarelle vaccine e di bufale lombarde.

fonte: espresso.repubblica.it

L'imprenditore Francia: «Si facciano i nomi dei caseifici che lavorano latte contaminato»

«Lavoriamo solo latte laziale e sappiamo che tipo di prodotti portiamo al consumatore - dice l'imprenditore Francia - sono anni ormai che esportiamo il nostro prodotto fuori dall'Italia, ora, invece, ci troviamo in piena crisi. Quello che vorrei spiegare è che le mozzarelle che arrivano sul mercato non hanno diossina, ed è scontato perché sono controllate da specialisti.
Non siamo coinvolti in questo scandalo, deve essere chiaro ai nostri consumatori. Le immagini che stanno facendo il giro del mondo sui rifiuti in Campania inevitabilmente coinvolgono anche noi, ma il problema si potrebbe risolvere facilmente se venissero resi noti i nomi dei caseifici che lavorano latte contaminato da diossina».
E' amareggiato l'imprenditore pontino perché le perdite che il prodotto Francia sta subendo sono gravi, la gente ha paura e non compra più neanche i prodotti certificati.
«Il problema di questo inquinamento lo paghiamo noi - continua Francia - ma i prodotti con la diossina sono già stata bloccati e non sono mai arrivati sul mercato. In questo modo l'unico sconto che pagheremo è quello di aver distrutto le aziende agricole pontine, laziali, ma anche italiane».
Se il nostro prodotto continuerà ad essere bloccato si inizierà a comprare latte e derivati di altre aziende europee, che però non hanno la nostra qualità.

fonte: iltempo.it

Crolla il prezzo del latte di bufala 1900 allevamenti a rischio

TAORMINA - La crisi della mozzarella alla diossina mette a rischio la sopravvivenza di 186 mila bufale in 1.900 allevamenti concentrati in Campania, nelle province laziali di Latina e Frosinone e nei pressi di Foggia. I caseifici, infatti, dopo aver imposto agli allevatori una riduzione del prezzo del latte di bufala hanno cominciato a rifiutare il prodotto.

A lanciare il grido d'allarme, a Taormina durante il convegno "Futuro fertile" organizzato da Confagricoltura sono un gruppo di allevatori campani. "Anche nella provincia di Salerno, totalmente estranea alla vicenda", dice Colette Conforti, alla guida di un'azienda da 900 capi, "un grande caseificio invece di ritirare il latte a circa un euro e 10 centesimi al litro come avveniva prima della crisi ora lo acquista a 76 centesimi. E adesso temiamo che la raccolta venga drasticamente tagliata". Che fare?

Michele Panullo, 500 capi in provincia di Caserta, allarga le braccia: "Anche da noi il prezzo è caduto mentre dai caseifici arrivano i primi segnali di disinteresse nei confronti del nostro prodotto". Sia Panullo che Nicola Cecere, proprietario di un allevamento nel casertano composto da 300 bufale si rifiutano di pronunciare la parole "abbattimento". Ma lasciano capire che se la situazione non cambia è questo lo scenario che si profila all'orizzonte. Spiega Cecere: "Si tratterebbe di un danno gravissimo non solo per noi ma per l'intero Paese che potrebbe perdere una parte importante della sua tradizione gastronomica".

In un quadro così desolante mentre il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni invoca "una serena analisi della situazione senza allarmismi ingiustificati e sempre nell'interesse dei consumatori e dei produttori" gli allevatori campani precisano che il "perimetro" dell'area interessata è molto modesto. Dice Panullo: "Si tratta al massimo del 4% della superficie agricola".

fonte: Repubblica.it

giovedì 27 marzo 2008

Mozzarella alla diossina: allarme rosso anche in Germania e Russia

Rischia di estendersi anche in Europa l’allarme sulle mozzarelle alla diossina. Germania e Russia, infatti, hanno intensificato i controlli sulle importazioni del prodotto campano, in attesa di avere maggiori chiarimenti da parte dell’Italia e della Commissione Ue. “In Germania il ministero dell'Ambiente ha la responsabilità anche sui casi di contaminazione o possibile contaminazione del cibo con diossina, come potrebbe essere quello della mozzarella di bufala italiana” spiega Thomas Hagbeck, portavoce del ministero dell’Ambiente.

Anche le autorità russe stanno effettuando alcuni test per verificare il livello di diossina nelle mozzarelle di bufala campana. “La misura – spiega il capo medico sanitario Ghennadi Onishenko - serve più che altro a evitare che partite di prodotti contaminati possano venire contrabbandati assieme ad altri formaggi teneri italiani”. Intanto ieri si è svolto presso il Ministero della Salute un incontro per verificare le misure adottate a tutela dei consumatori a seguito dei casi di positività alla diossina riscontrati in alcuni campioni di latte e mozzarella di bufala prelevati in alcune aree della Campania.

“I controlli effettuati tra ottobre e febbraio scorso hanno evidenziato indici di diossina moderatamente superiori al limite previsto dalle normative europee nelle mozzarelle e nel latte presso 25 caseifici sui 130 controllati” si legge in una nota dove inoltre si precisa: “subito dopo tali riscontri si è provveduto a rintracciare tutte le 83 aziende agricole fornitrici dei 25 caseifici. Queste aziende sono state sottoposte a sequestro cautelare per impedire qualsiasi rischio in attesa di conoscere gli esiti delle analisi che evidenzieranno la effettiva provenienza del latte risultato positivo all’esame della diossina”.

Le autorità italiane stanno provvedendo ad informare le ambasciate dei Paesi interessati e le istituzioni europee fornendo garanzie sulla sicurezza sanitaria dei prodotti alimentari italiani ed in particolare della mozzarella di bufala campana Dop. Oggi pomeriggio è in programma a Roma una manifestazione della Coldiretti con allevatori, bufale e mozzarelle. “Gli allevatori porteranno a Roma le bufale e distribuiranno le mozzarelle ai cittadini per chiedere di porre fine all'incertezza che alimenta le difficoltà di mercato con interventi per la completa rintracciabilità del prodotto a garanzia dei consumatori e dei produttori”.

fonte: campaniareport.it

Mozzarella, per Ministero della Salute nessun pericolo

«Apprendiamo con sollievo che anche l'esito del vertice di oggi al Ministero della Salute fra tutti i soggetti interessati a fornire una parola di chiarimento sul momento di psicosi legata all'eccesso di disinformazione sulla mozzarella di bufala con il marchio Dop si è risolto con la sostanziale garanzia che ci troviamo in presenza di un prodotto sicuro per i consumatori». Lo afferma il presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis.
«Le parole del sottosegretario alla Salute Gian Paolo Patta, per il quale siamo di fronte ad un 'prodotto sano e molto controllato', sommate alle affermazioni del ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro, per il quale la situazione è sotto controllo e l'allarme è assai circoscritto – rileva De Franciscis – sotto questo profilo sono per noi rassicuranti e auspichiamo lo siano sempre di più pure per i consumatori, assai disorientati dalla diffusione di notizie incontrollate. Conforta anche che il quadro delle prime analisi condotte per la verifica della presenza di diossina sul foraggio abbia dato esito negativo. In definitiva – conclude il presidente della Provincia di Caserta – quanto emerge oggi conferma la nostra opinione che i controlli delle autorità sanitarie e di polizia e le stesse iniziative dell'autorità giudiziaria siano misure che garantiscono oltre che la tutela della salute, anche l'affidabilità e il buon nome di un comparto rinomato, rassicurando pertanto tutta l'area della bufala campana sotto la tutela del marchio Dop che si estende dal Casertano al basso Lazio, alla provincia di Foggia a quella di Salerno».

fonte: casertanews.it

mercoledì 26 marzo 2008

Valori nutrizionali mozzarella di bufala

100 grammi di prodotto contengono:

Acqua (g) 55,5
Proteine (g) 16,7
Lipidi (g) 24,4
Colesterolo (mg) -
Carboidrati disponibili (g) 0,4
Amido (g) -
Zuccheri solubili (g) 0,4
Fibra totale (g) -
Fibra insolubile (g) -
Fibra solubile (g) -
Alcool (g) -
Energia (kcal) 288
Sodio (mg) -
Potassio (mg) -
Ferro (mg) 0,2
Calcio (mg) 210
Fosforo (mg) 195
Magnesio (mg) -
Zinco (mg) -
Rame (mg) -
Selenio (µg) -
Tiamina (mg) -
Riboflavina (mg) -
Niacina (mg) -
Vitamina A retinolo eq. (µg) 164
Vitamina C (mg) -
Vitamina E (mg) 0,24

(Fonte Inran)

Il latte di bufala fa sognare i cinesi

CASERTA - La Cina scommette un po´ del suo futuro in Italia. In Campania. A Caserta. Spera che il latte di bufala possa migliorare la razza. «I cinesi vorrebbero diventare più alti. Cambiano le regole della nutrizione. Tendono ad avvicinarsi agli europei, basta vedere i manifesti delle modelle cinesi, alte e occidentali nei tratti», spiegano a poche ore dall´inizio del congresso sulle specie bufaline, prima sessione oggi alle 8.30. «La Cina è molto attenta, oltre che al centro dei mercati», conferma Luigi Zicarelli, preside di Veterinaria alla Federico II, uno dei massimi esperti di genetica bovina. È la Cina il paese più interessato tra i 43 presenti alla Reggia, centinaia gli studiosi di genetica e di medicina veterinaria per l´ottavo congresso "´International Buffal Association", convocato ogni tre anni. Protagonista la "River", una delle cinque specie bufaline, l´unica da latte. Le altre sono da lavoro, come la "Swamp" in Cina e India, ma anche da caccia. Il Cafro Nano e il Cafro rosso sono braccati nelle selve africane. Il Tamarav è in via d´estizione, solo 300 capi nelle Filippine, sede dell´ultimo congresso.

Mai i 173 milioni di esemplari avevano attirato tanti studiosi. Non è una coincidenza la sede. Interessa proprio la bufala mediterranea, presente in Italia con 355 mila capi, il 72 per cento in provincia di Caserta e Salerno, 28 fra Latina, Foggia, Brescia. La bufala si è moltiplicata, nel dopoguerra non superava i 15 mila capi, aumenta del 30 per cento, diminuisce la mucca. «Come mai? Semplice, con le bufale l´allevatore moderno e intelligente realizza grandi guadagni», spiega Zicarelli. Il modello per tutti il Vannulo a Capaccio, ha persino il robot per le mandrie. C´è ancora molto da fare, però. E lo ammette Zicarelli: «Sono trenta i professionisti ingaggiati da allevamenti e caseifici. I vino è diventato tra i migliori del mondo con gli enologi. Così con il latte. Vi sarebbe spazio per almeno 210 tra veterinari». Sono ventimila intanto gli addetti in Campania: caseifici, allevamenti, mangimifici, distribuzione.


Migliaia gli immigrati (indiani e pakistani) nel governare le bufale. Non tutti regolari. Atroce l´uccisione dei piccoli bufali. Legnate. Per fortuna qualcuno li alleva: «La carne di bufalo ha 60 milligrammi di colesterolo contro i 70 dello struzzo, considerata la migliore». Nasce quindi il consorzio Igp, indicazione geografica protetta. «Rispetto alle carni rosse ha maggiore percentuale di omega 3 e 6».
Ma perché la Cina è così interessata? Il progetto passa sotto silenzio, non tutti dicono tutto. Si tenta una inseminazione per un incrocio tra due specie. Con semi di sperma ed embrioni congelati e spediti. In Cina come in India, i bufali "Swamp" aiutano i contadini nelle distese di riso. Ma c´è meno interesse: in Oriente si sta meccanizzando la campagna. Le femmine del "River", la razza mediterranea presente in Campania, produce invece latte di straordinaria qualità. L´animale che deriva da "Swamp" e "River" consentirà ai cinesi di cambiare l´alimentazione. Amano il cappuccino. Ma al caffè aggiungono latte in polvere importato dalla Nuova Zelanda.

«I cinesi ritengono che bere il latte consente uno sviluppo più armonioso. Hanno osservato anche i rapporti tra l´alimentazione di olandesi e inglesi che bevono molto latte e la loro statura», spiega Zicarelli, che tra i direttori di cattedra in facoltà conta anche Elio Gravino, di Capua, grande esperienza in medicina interna. È stato molto vicino a Zicarelli nel preparare il congresso casertano con gli altri docenti di Veterinaia. È un successo per la Federico II.
«La bufala è l´animale del futuro, si diffonde sempre di più nelle nazioni europee più attrezzate. Se è vero che il clima diventa più caldo, soffrirà sempre di più la mucca, sempre di meno la bufala che nel caldo si ritrova perfettamente, essendo un animale dei Tropici». Zicarelli ha studiato gli effetti di questa adattabilità. «D´estate diventano gravide 50 mucche e 10 mucche su 100».

La mozzarella è una risorsa dell´economia campana. Ogni mattina c´è l´aereo-cargo che la porta a quintali da Fiumicino in America e in Giappone. La brucellosi non fa correre rischi: il batterio è termolabile a 65 gradi, per la mozzarella la temperatura supera i 90, consente così alla molecola di caseina di essere elastica. Ma bufala e mozzarelle vanno protette. Manca un piano regionale, previsto dall´ultima finanziaria, ribadito dalle sentenze del Tar che hanno sospeso la strage dei capi infetti. «Ma mancano anche i centri genetici e i centri-tori. Il più a Sud è a Perugia». Con una conseguenza da nascondere ai 43 paesi che vengono ad esaltare i pregi della bufala e a clonarla. Perugia sostiene lo sviluppo bovino toscano, la razza chianina è già a quota 200 mila capi. La Cina è vicina, ma in Italia chi tutela la Campania?

fonte: napoli.repubblica.it

Il latte di bufala

Il latte di bufala ha sapore dolce, colore bianco opaco dovuto all'assenza di carotenoidi. Il pH oscilla tra il 6,6-6,8. Il grasso è tra il 6-9% con prevalenza dell'acido oleico tra gli acidi insaturi e dell' acido palmitico tra gli acidi saturi. Le sostanze azotate, variano dal 3,8-4%, da Albumina, Globulina, Proteosi-Peptoni 0,50-1%.
Le sostanze azotate non proteiche variano tra lo 0,20-0,30%. Il lattosio varia tra il 4,5-5%.
Le principali differenze di natura chimica e chimico-fisica tra i due tipi di latte (bufalino e vaccino) sono rappresentate dal contenuto in grasso e in proteine, caratteri, questi, fondamentali per la caseificazione. Essi risultano pari, mediamente, rispettivamente al 7,5% e 4,4% nel latte bufalino e al 3,3% e 2,7% nel latte vaccino.

Altro aspetto della tipicità del latte bufalino é strettamente legato alla sua natura microbiologica. In condizioni normali, infatti, nel latte di bufala sono presenti alcuni ceppi di lattobacilli in concentrazioni superiori a quelle contenute nel latte vaccino. La attività metabolica di questi batteri risulterebbe responsabile, per la maggior parte, del sapore e dell’aroma tipici di questo formaggio, attraverso la produzione di particolari composti, ed influirebbe notevolmente sul fenomeno di acidificazione della cagliata durante la trasformazione.

Questi diversi valori contribuiscono senz'altro alla tipicità del prodotto grazie alla diversa consistenza che esso viene, alla fine, ad assumere. Conferiscono inoltre una maggiore resa alla trasformazione.

Quando è il momento della mungitura le bufale, in alcuni rari casi, vengono ancora chiamate ognuna con il proprio nome, che ricordano perfettamente, e all’appello fatto sempre dalla stessa persona si staccano dal branco e si avviano alla loro postazione per essere munte. Sono animali intelligentissimi, infatti. Secondo l'antico rito, il bufalaro, ogni giorno alle prime luci dell'alba, chiama per nome le bufale per condurle alla mungitura: ogni bufala ha un nome diverso ed il richiamo di una mandria di bufale suona come una cantilena.
Al giorno d'oggi sono poche le bufale che vengono ancora identificate con un nome in quanto una targhetta riportante un numero a 14 cifre, imposto dall'anagrafe dell'Unione Europea, e altre due, rispettivamente con il numero aziendale e del libro genealogico, contraddistinguono un animale che si è sempre mostrato in grado di instaurare un rapporto con il personale di governo.


Nel 1954 per la prima volta al mondo una bufala fu munta con una mungitrice automatica. E ne è stata fatta di strada da allora. Le aziende moderne sono dotate di sofisticate apparecchiature che lavano e disinfettano la mammella prima di mungere la bufala. Al collo di ogni animale c’è poi un microchip su cui sono memorizzati un’infinità di dati, una specie di "carta d’identità" che indica alla macchina persino la posizione dei capezzoli e quali di questi mungere. Ogni volta viene poi effettuato in tempo reale un esame diagnostico sulla carica batterica del latte e sullo stato di salute dell’animale, e i dati raccolti vengono inviati per via telematica ad una centrale di controllo che sorveglia tutto il lavoro.

Benché la produzione di latte di bufala si prolunghi per l'intero corso dell'anno, la sua distribuzione mensile varia: si nota, infatti, una maggiore disponibilità nei mesi autunnali ed invernali ed una forte contrazione in quelli estivi.



Questo fenomeno dipende dalle caratteristiche riproduttive della bufala, che trova le condizioni più favorevoli per la sua riproduzione nel semestre agosto-febbraio.
Poichè il periodo medio di gravidanza è di 310 giorni, risulta che i parti si concentrano, prevalentemente, nel semestre giugno-dicembre, e ciò spiega l'aumento delle disponibilità di latte nella stagione autunnale ed invernale.
Per ovviare a questo inconveniente si è cercato di operare la destagionalizzazione dei parti.
A questo fine si cerca di intervenire specialmente sulle manze, in quanto il loro periodo riproduttivo è facilmente influenzabile. Oggi, esistono tecniche vantaggiose per operare la destagionalizzazione e garantire il parto di almeno il 20-30% delle bufale in primavera.

fonte: lattedibufala.com

Mozzarella, il comparto tiene incrementando i volumi, ma soffre per la caduta dei prezzi

Il Consorzio per la Tutela del formaggio Mozzarella di Bufala Campana Dop, durante la parte pubblica dell'assemblea ordinaria dei soci ha reso noti oggi presso l’ Azienda Improsta di Eboli (Salerno) i dati sul comparto Mozzarella di Bufala Campana Dop.

Alla presenza dei soci e del presidente Francesco Serra, il direttore del Consorzio Vincenzo Oliviero - come di consueto - ha fornito i dati essenziali sul comparto dando lettura della Relazione 2006, riferita ai dati definitivi del 2005.

La situazione si presenta complessivamente in ombra: i volumi prodotti aumentano del 7% (produzione dichiarata) e del 4,43% (produzione reale stimata), ma a causa della caduta del prezzo di cessione al caseificio, il fatturato è a crescita zero sul 2004.

Si ferma l’avanzata dell’export, che risente della debolezza del dollaro e del più generale assestamento dei mercati agroalimentari, sui quali iniziano a pesare i maggiori costi di trasporto: – 1,5% in termini percentuali sul 2004, ma con possibili recuperi in termini di volumi.

La proposta forte del Consorzio per favorire l’uscita da quella che si annuncia come una fase di stagnazione del comparto, è puntata sull’apertura dei mercati regolamentati presso le Camere di commercio di Salerno e Caserta, al fine di rendere trasparente il sistema dei prezzi alla produzione, in modo da premiare gli imprenditori che hanno investito nella Dop. Secondo Vincenzo Oliviero: “Permane l’esigenza di aggregare l’offerta in vista dell’apertura dei borsini della Mozzarella Dop attraverso la costituzione di consorzi di commercializzazione, occorre anche – continua Oliviero - investire di più in pubblicità e promozione per sostenere il marchio ed in ricerca per sostenere più in generale la competitività del comparto.”

1 - Economia della Mozzarella di Bufala Campana a Denominazione di origine protetta.

La produzione, dati a confronto: aumenta la produzione dichiarata, nuovo massimo storico.

Nel 2005 la produzione di Mozzarella di bufala campana Dop dichiarata dai caseifici di Campania, Basso Lazio e Foggia al Consorzio tutela, raggiunge il massimo storico di 29,6 milioni di chilogrammi, registrando un incremento del 7% sul 2004, quando si era attestata a 27,6 milioni ci chilogrammi.

Il dato produttivo reale di generica “mozzarella di bufala” fatta nell’area Dop, rilevato da Databank per il 2005, è di non meno di 42,8 milioni di chilogrammi ed in netta crescita (+ 5,4%) sul 2004.

E’ bene precisare che Databank elabora il dato sommando la Mozzarella di Bufala Campana Dop, alla semplice mozzarella prodotta con latte di bufala e ad alla mozzarella mista.

Secondo Consorzio Tutela la produzione effettiva di Mozzarella Dop e potenzialmente tale, ancorché non soggetta a bollatura, si attesta in realtà intorno ai 40 milioni di kg. Ecco spiegato perché.

Il Consorzio Tutela, grazie a stime effettuate sul materiale delle Banca dati nazionale di Teramo sulla popolazione bufalina e grazie ai parametri di resa in lattazione delle 98.702 bufale dell’area Dop, resi disponibili dall’Associazione nazionale allevatori specie bufalina, calcola che il latte bufalino prodotto nell’area Dop dovrebbe essere intorno ai 214,5 milioni di litri.

Dai documenti di acquisto dei caseifici invece risulta latte comprato per 178,9 milioni di litri.

Patrimonio Bufalino dell’area Dop in numero di capi, potenzialità produttiva di latte;

dichiarazione di acquisti di latte da parte di caseifici Dop, dati disaggregati per province

Provincia

Numero Capi

Latte (in litri)

In BDN

Adulti

In lattazione

Prodotto Stimato

Dichiarato Acquistato

Differenza

CASERTA

153.007

76. 539

53.577

111.761.517, 70

91.277.689

20.483.828, 70

SALERNO

66.252

33. 126

23.188

55.906.750, 20

50.918.169

4.988.581, 20

LATINA

34.386

17. 193

12.035

26.681.816, 70

33.081.341

5.082.820

FROSINONE

15.667

7.834

5. 483

11.482.344, 30

ROMA

1.947

974

681

1.351.315, 35

923.319

427.996, 35

BENEVENTO

937

469

328

650.324, 85

104.769

545. 555, 85

NAPOLI

3.433

1.717

1.202

2.382.673, 65

410.398

1.972.275, 65

FOGGIA

6.308

3.154

2.208

4.378.067, 40

2.175.958

2.202.109, 40

TOTALE

282.007

141.007

98.702

214.594.810, 15

178.891.643

35.703.167, 15









Fonte: Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana e Banca Dati Nazionale sulla Bufala di Teramo 2005.

I Dati sui capi e la potenzialità produttiva sono relativi a tutte le aziende bufalina presenti nell’area Dop.

Le dichiarazioni di acquisto di latte, invece, riguardano i soli caseifici produttori di Mozzarella di

Bufala Campana DOP.

Questa discrepanza si spiega per tre ordini di motivi: su 2331 allevamenti bufalini 558 non sono inseriti nel sistema di certificazione per la Dop; le medie produttive potrebbero essere leggermente inferiori alle attese, inoltre è stimata l’esistenza di un mercato parallelo del latte di bufala: latte certificato che potrebbe diventare Mozzarella Dop e che invece perviene ad altre forme di trasformazione.

“Applicando una resa media del 25% anche solo al latte dichiarato acquistato – afferma Oliviero – otterremmo una produzione potenziale pari a 44,7 milioni di chilogrammi di Mozzarella di bufala Campana.” Anche considerando vari altri utilizzi del latte bufalino (come la ricotta, costituita anche da una percentuale di latte), pertanto, per il 2005 la produzione effettiva di Mozzarella di Bufala Campana Dop è stimata in 40 milioni di chilogrammi.

Il Fatturato 2005 ed il confronto con il 2004

Il fatturato del comparto Mozzarella di Bufala Campana in area Dop nel 2005 è stimato dal Consorzio Tutela intorno ai 280 milioni di euro ed è a crescita zero rispetto al 2004.

A tale cifra si perviene depurando il dato produttivo complessivo di Databank dalla mozzarella mista e da produzioni legittime non Dop.

Lo scorso anno il valore del fatturato del comparto era stato di 280 milioni, nel frattempo però il prezzo di cessione al caseificio è crollato, seguendo un trend discendente dal 2003 ed iniziato l’anno prima.

Mozzarella di Bufala Campana DOP: 2005, fatturato fermo, export in flessione, aumentano i volumi

Mozzarella di Bufala Campana

2000

2001

2002

2003

2004

2005

Produzione Dichiarata, in milioni di Kg *

18, 0

24, 6

26, 6

28,3

27,6

29,6

Produzione Esportata ( in % rispetto alla Produzione Dichiarata)

10,0

13,0

14,0

16,0

17,5

16,0

Produzione Reale (Stima), in milioni di Kg

30,0

35,0

35,0

36,7

38,3

40,0

Fatturato Totale dei Caseifici Consorziati ** in milioni di Euro

206,5

258, 2

270, 0

270,0

280,0

280, 0

Fonti: Relazioni all'Assemblea generale dei soci Consorzio Tutela formaggio Mozzarella di Bufala Campana 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005.

*Produzione dichiarata al Consorzio, e quindi sottostimata.

** Tale fatturato è frutto di stime del Consorzio tutela, basate sui prezzi di mercato franco caseificio e sulle quantità realmente commerciate, rilevate da soggetti indipendenti (Databank ed altri)

In pratica, il pur sostenuto aumento dei volumi prodotti, non ha fatto crescere il fatturato del comparto, che resta inchiodato allo stesso valore del 2004.

La produzione dichiarata al Consorzio, alcune tendenze.

I 141 caseifici che nel 2005 hanno prodotto Mozzarella di Bufala Campana Dop hanno concentrato la produzione tra Caserta e Napoli (55,7%), con un dato in crescita in queste province, soprattutto nel napoletano. A Salerno produzione dichiarata in diminuzione del 10,4%. Si segnala una crescita sostenuta dei volumi in Capitanata, nuova area Dop: ha moltiplicato di quasi 15 volte i volumi in un solo anno. Buona la crescita del Basso Lazio.

Produzione Quantitativa di Mozzarella di Bufala Campana DOP, come dichiarata al Consorzio Tutela, suddivisa per aree geografiche. Dati in chilogrammi. Tra parentesi il peso produttivo percentuale di ogni singola area. Nella IV colonna a destra la variazione percentuali tra gli anni considerati.

Anno 2005

Anno 2004

Var (%)

Totale Area DOP

29. 590.000 (100%)

27.632.000 (100%)

+ 7%

Caserta

15. 745.000 (53, 3%)

13.548.000 (49, 04%)

+16,2%

Napoli

744.000 ( 2,5%)

233.000 ( 0,81%)

+219, 3%

Salerno

9.434.000 (31,9%)

10.533.000 (38,11%)

-10, 4%

Basso Lazio

3. 506.000 ( 11, 8%)

3.307.000 (12%)

+6%

Foggia

161.000 (0, 5%)

11.000 (0,04%)

+1363%

Fonte: Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP - Anno 2005

L’Export, la Mozzarella Dop si assesta

L’export perde l’abbrivio degli anni scorsi. La composizione del venduto estero sul totale passa dal 17,5% del 2004 al 16% dello scorso anno (- 1,5 in percentuale di quota esportata e relativo aumento del peso del mercato interno dal 82,5% del 2004 al 84% del 2005).

Infatti, secondo i questionari sull’export recapitati al Consorzio, su 27,6 milioni di chilogrammi di mozzarella prodotta e venduta nel 2004 ben il 17,5% (oltre 4,8 milioni di chilogrammi) vennero esportati. Tale dato è maggiore rispetto allo scorso anno: nel 2005 si sono registrate esportazioni pari ad oltre 4,7 milioni di chilogrammi, che rappresentavano il 16% della produzione dichiarata.

“Occorre però sottolineare che molti caseifici nel 2005 non hanno risposto al questionario sull’export ed i dati quantitativi realmente esportati potrebbero essere maggiori – sottolinea Oliviero.

Rimanendo ai numeri estraibili dai questionari, nel 2005 tutti i mercati tradizionali si confermano in fase di assestamento, con un calo pronunciato negli Usa, dove la debolezza del dollaro erode margini di competitività: il mercato a stelle e strisce, con oltre 719mila chilogrammi venduti nel 2005, si conferma comunque, dopo Francia ( 876mila) e Germania (856mila), il terzo mercato estero.

“Il quadro competitivo è però tale da destare un moderato allarme – sottolinea Oliviero – poiché l’invasione di mozzarella vaccina tedesca non incide solo sui consumi interni italiani, ma erode anche le nostre quote di mercato nell’area centro europea.”

Eppure a sostenere l’export resta la Svizzera (che passa dal 2004 al 2005 dal 7,61 al 10,93% delle esportazioni totali per destinazione) ed il Giappone, che nello stesso periodo porta la quota di export dal 7,19% al 6,96%.

La Svizzera, in valore assoluto passa a 321.084 chili di Mozzarella Dop acquistata nel 2004, ai 517.469 chilogrammi del 2005, con un bel + 61%.

Il Giappone aveva realizzato un vero balzo in avanti: nel 2004 importava oltre 347. 679 chilogrammi di mozzarella dop contro i 158.356 del 2003, registrando un tasso di crescita dell’importazione pari al 120%. Nel 2005 il mercato nipponico si è assestato a 329.514 chilogrammi.

Il mercato spagnolo, destinatario di specifiche attività di promozione, è passato dai 157.640 chilogrammi del 2004 (quota di mercato del 3, 26%) ai 193.632 chilogrammi del 2005(quota di mercato del 4, 09%.): + 22,8% in termini di tasso di crescita assoluta da un anno all’altro.

Prezzi al caseificio: l’insondabile livello di soddisfazione dei trasformatori

“L’effetto della svendita del prodotto senza marchio concorrente della Mozzarella Dop e la conseguente compressione dei prezzi al caseificio da parte della Gdo sul prodotto Mozzarella Dop – afferma Oliviero - lascia irrisolto il nodo della distribuzione.”

Certo è che la Mozzarella dop in Italia si vende sempre di più nel canale della Gdo: dalla relazione di Oliviero si evince che se nel 2001 il 41% della mozzarella passava nelle mani del consumatore nei supermercati, tale quota sale al 46,9% del 2005.

Secondo un’indagine del Consorzio, condotta nel 2004, il 68% dei produttori non erano soddisfatti del prezzo di vendita della Mozzarella Dop; la stessa indagine, condotta nel 2005 su un campione più vasto e rappresentativo dell’82% del comparto rivela che tale livello di insoddisfazione è sceso al 49,2%: ”A differenza dello scorso anno, dove le lamentele giungevano soprattutto dai grandi trasformatori – sottolinea Oliviero - ora iniziano a dolersi anche i medi ed i piccoli, mentre il dato sulla presunta soddisfazione del prezzo al caseificio sembra più un segnale di rassegnazione che di positiva reazione all’esistente.”

La necessità di rafforzare il comparto è bruciante: ”Resta l’esigenza di concentrare l’offerta di prodotto attraverso dei consorzi di commercializzazione – dice Oliviero, che aggiunge - occorre parallelamente investire in strutture di mercato regolamentato, a cominciare dalle Commissioni prezzi delle Camere di Commercio di Salerno e Caserta, che dovrebbero costituirsi al più presto e dare nuovo impulso alla trasparenza del mercato.”

2 - Le attività di Promozione del Consorzio

Investimenti ed azioni

Vasta ed intensa l’attività di promozione del Consorzio tutela, che nel 2005 ha investito quasi 320mila euro (nel 2004 erano stati 400mila), marcando la presenza in 12 fiere ed esposizioni nazionali ed internazionali, oltre alla consueta attività di promozione del marchio d’origine, che si svolge con la cartellonistica, presente sulle strade, in porti ed aeroporti.

Occorre contrastare l’avanzata delle mozzarelle non dop a suon di pubblicità, occorre investire qualche milione di euro in spot televisivi, per ridare visibilità al prodotto – sottolinea Oliviero.

Tra le attività di promozione del 2005 continua a tenere banco l’operazione QuiPizza.

QuiPizza è un marchio commerciale ed è al contempo un’iniziativa del Consorzio che tende a riunire le pizzerie che vorranno utilizzare la Mozzarella di Bufala Campana Dop quale ingrediente per la pizza.

Il Consorzio si impegna con questa iniziativa a promuovere le pizzerie QuiPizza.

Naturalmente il vantaggio è reciproco. L’utilizzo del logo è concesso a chi prepari una pizza con la Mozzarella Dop, sicuramente, ma che si attenga anche ad altre regole. Dovrà essere cotta nel forno a legna, condita con olio extra vergine di oliva e pomodorini freschi. Il tutto per assicurare alla preparazione un sicuro successo. Con ovvio ritorno per il pizzaiolo oltre che per il Consorzio.

L’idea è quella di costruire una catena delle pizzerie capaci di produrre una pizza di altra qualità, legata all’utilizzo di Mozzarella di bufala campana.

Il Consorzio ha realizzato un elenco delle pizzerie QuiPizza, consultabile su internet all’indirizzo www.mozzarelladop.it

Già oggi le 190 pizzerie che espongono la vetrofania luminosa del marchio QuiPizza si impegnano a garantire alla clientela la presenza nel menù della QuiPizza realizzata con Mozzarella di Bufala Campana DOP.

3 - Le attività di Tutela del Consorzio e i dati sulla Certificazione

L’attività ispettiva del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana

Dati aggiornati al 31 dicembre 2005.

Questa attività è la più delicata tra quelle svolte dal Consorzio: si tratta di assicurare al consumatore finale che il prodotto pervenga integro, che siano state osservate le norme del disciplinare di produzione relative alla preparazione (a cominciare dall’utilizzo del 100% latte di bufala da area DOP), all’incarto, all’utilizzo della denominazione e del marchio DOP.

Fino al 31 dicembre 2005, il servizio ispettivo del Consorzio, ha effettuato 258 prelievi di mozzarella DOP in attività commerciali (+16% sul 2004). Sono stati tutti sottoposti ad analisi per riscontrare l’eventuale presenza di latte non bufalino: 35 campioni sono risultati positivi alle analisi di prima istanza con conseguenti denunce all’Autorità Giudiziaria. Quest’ultimo dato risulta in aumento rispetto al 2004 del 3,5%. I campioni risultati positivi sono attualmente sottoposti ad analisi di seconda istanza.

Nel corso del 2005, l’attività ispettiva si è così distribuita: 187 campioni sono stati prelevati in punti vendita di Campania, Lazio, Molise e Puglia, ed i restanti 71 nel resto d’Italia.

“Andrebbe rafforzata l’attività ispettiva del Consorzio - sottolinea Oliviero, che aggiunge – al fine di arginare la recrudescenza del fenomeno adulterazione ed anche per cogliere in pieno l’opportunità offerta dal legislatore, che dal 2005 ha attribuito ad i nostri agenti vigilatori la qualifica di agenti di Polizia Giudiziaria.”

La Certificazione

Nel corso del 2005, a seguito di una enorme mole di controlli, avvenuti di concerto con l’ente certificatore della Mozzarella di Bufala Campana Dop – il CSQA di Thiene – ha comportato la sospensione temporanea di 10 aziende dalla produzione, la revoca della certificazione e dell’utilizzo del marchio per 8 caseifici, mentre si annoverano 8 nuovi caseifici certificati ed autorizzati ad utilizzare il marchio. Sono invece 107 le nuove aziende bufaline certificate, e quindi autorizzate a fornire latte ai caseifici Dop.

4 - Un Regolamento di Alimentazione per le bufale, il patrimonio bufalino della Dop

Una nutrizione appropriata della bufala per una migliore qualità della mozzarella

Nel 2002 era stato emanato dal Consorzio Tutela un “Modello di Regolamento per la gestione igienica ed alimentare dell’allevamento bufalino in relazione alla produzione di mozzarella di bufala campana DOP”.

Nel 2003 il Consorzio ha individuato un tecnico per la divulgazione del Regolamento. Nel 2004 il Regolamento del Consorzio ha attraversando la necessaria fase di divulgazione, propedeutica ad una implementazione che in futuro, potrà portare ad includere il Regolamento di alimentazione della bufale nel “Disciplinare di produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP.”

Nel corso del 2005 l’attività svolta dal tecnico divulgatore del Consorzio tutela ha consolidato un legame di consulenza con 200 aziende bufaline, l’ 11% delle aziende dell’area Dop. Le consulenze del Consorzio sono gratuite. Nel 2005 si è anche provveduto a studiare le acque dei pozzi aziendali, in collaborazione con l’Università della Tuscia, al fine di individuare la presenza di composti azotati inquinanti. Inoltre si è avviato un screening territoriale alla ricerca delle aflatossine, che possono contaminare il latte.

Gli obiettivi fondamentali di questa azione restano comunque sostanzialmente due.

1) Si punta ad escludere una serie di alimenti inadatti, a cominciare da quelli OGM, rafforzando al tempo stesso il legame della Mozzarella di bufala campana con il territorio, con la valorizzazione delle produzioni foraggere del comprensorio DOP.

2) In questo quadro ottimizzare l’allevamento in relazione al periodo di lattazione delle bufale è fondamentale.

In particolare, sia nelle mandrie che tendono alla riproduzione naturale (parti nella fase autunno invernale), che in quelle dove si opera la destagionalizzazione dei parti (primavera estate), si osserva una forte concentrazione di parti in pochi giorni, ed un relativo innalzamento dell’acidità del latte di massa (fino a 12 °SH contro un valore normale di 8), dovuto alla compresenza di molte bufale da poco partorite; il che ha una ricaduta negative sulla caseificazione.

La bufala ha anche il problema inverso: quello di presentare, in una mandria tutta protesa verso la fine della lattazione, la produzione di latte ipoacido (6 – 6,7 ° SH). Il che abbassa la resa in caseificazione per il basso tenore proteico. In entrambi i casi un buon management della somministrazione di alimenti può contribuire a rendere l’acidità titolabile in caseificazione più orientata al livello normale.


fonte: salonedellamozzarella.it