lunedì 31 marzo 2008

Mozzarella di bufala alla diossina, i commenti delle associazioni dei consumatori

Pubblicare i nomi delle aziende. A chiederlo Federconsumatori e il Movimento difesa del cittadino (Mdc) per ridare fiducia ai consumatori dopo la vicenda delle mozzarelle di bufala campane. “I cittadini - afferma Silvia Biasotto, responsabile del Dipartimento sicurezza alimentare di Mdc - hanno diritto a un’informazione trasparente. Ogni anno il Movimento Difesa del Cittadino presenta ‘Italia a Tavola’, rapporto sulla sicurezza alimentare: dall’indagine - sottolinea - emergono tanti dati di sequestri e di frodi alimentari, ma anche il grande lavoro che tutte le istituzioni e gli organi di polizia svolgono. Basti pensare che l’Ispettorato per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari negli ultimi 2 anni ha incrementato i controlli di oltre il 50 per cento”.
“C’è molta confusione, in questi giorni, intorno all’allarme diossina nella mozzarella di bufala”. Invece di discuterne tanto, Federconsumatori ritiene fondamentale che si passi ai fatti, divulgando al più presto la lista dei prodotti interessati dalla contaminazione e rendendo pubblici i risultati delle analisi svolte e tuttora in atto”, si legge in una nota. “Solo così, operando in maniera chiara, si potrà restituire la fiducia ai consumatori, già preoccupati per il loro potere di acquisto”, conclude l’associazione.
Mentre il Codacons rivolge oggi un appello al governo affinchè intervenga in aiuto dei produttori di mozzarella di bufala danneggiati dall’allarme diossina, l’Unione nazionale consumatori ricorda che “il consumatore può scegliere fra diversi tipi di mozzarella, deve solo fare attenzione alle denominazioni”. L’associazione ha quindi compilato un riepilogo dei vari tipi:
- mozzarella di bufala campana: è quella che ha ottenuto la qualifica europea Dop, deve essere fatta soltanto con latte di bufale di determinate zone della Campania e del basso Lazio e, oltre alla denominazione, ha per simbolo in etichetta una testa di bufala.
- Mozzarella di latte di bufala: è ricavata da bufale non campane o laziali, ma la denominazione accompagnata da un marchio o da un nome di fantasia indica che è fatta soltanto con latte di bufala.
- Mozzarella con latte di bufala: è una mista con latte di vacca e di bufala, ma non è chiaro come debba essere etichettata. Se riporta la dizione ‘con latte di bufala’ a rigore deve indicare la percentuale.
- Mozzarella tradizionale: è quella che ha ottenuto l’attestazione di specificità dalla Ue e è riconoscibile dalla scritta ‘Specialità tradizionale garantita’. È fatta soltanto con latte di vacca, ma dà al consumatore la garanzia che si tratta di un prodotto italiano, ricavato da latte fresco e lavorato secondo i metodi tradizionali previsti da un disciplinare.
- Mozzarella o fiordilatte: può avere una qualsiasi delle due denominazioni, è fatta con latte di vacca e può essere anche nella versione ‘magra’ (tenore di grasso non superiore al 20 per cento sulla sostanza secca) e ‘leggera’ (grasso tra il 20 e il 35 per cento).
Secondo un’indagine dell’Adoc, la vicenda della diossina nella mozzarella di bufala ha portato un “calo drastico delle vendite di bufala, intorno al 50 per cento, e diminuzione dei prezzi del 9,6 per cento,– commenta Carlo Pileri, presidente dell’Adoc. Nei mercati e supermercati un banco su due non vende bufala fresca. Contemporaneamente registriamo un aumento del 2,1 per cento dei prezzi della mozzarella classica. Il mercato sta reagendo allo scandalo, aumenta la domanda di prodotti equivalenti, con conseguente rialzo dei prezzi di questi ultimi”.

fonte: ansa.it

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