domenica 30 marzo 2008

Secondo Leibniz il nostro io può essere paragonato a una cipolla. Continuando a pelarla alla fine non ci rimane in mano un bel niente. È come se esistessero solo gli strati, e nessuna vera essenza. La metafora verrà ripresa da Ibsen nel «Peer Gynt» e da Pirandello in «Vestire gli ignudi». «Sbucciando la cipolla» è anche il titolo dell'autobiografia di Günter Grass. Wittgenstein nelle «Ricerche filosofiche» l'ha solo un po' modificata: al medesimo nulla, che però nel suo caso riguarda la mancanza di una caratteristica comune a tutti i giochi linguistici, egli arriva sfogliando un carciofo. Ma - mi vien da aggiungere alla luce delle cronache di questi giorni - avrebbe potuto benissimo arrivarci anche gustando una mozzarella. Purché fosse di bufala, naturalmente, e magari non alla diossina.

A dire il vero la mozzarella non è proprio una sfoglia. Deriva da «mozzare» e, dunque, sul piano ontologico, è da considerarsi come la parte di qualcosa di più grande, il trancio di una pasta da cui si ricavano molti pezzi.
Sul piano estetico però la metafora continua a funzionare. È evidente che gran parte del piacere che deriva da una buona mozzarella di bufala (diversamente dal fior di latte) viene proprio dallo sfogliarla, aprendola delicatamente e gustandola gradualmente, fino a consumarla del tutto senza mai aver addentato qualcosa che somigli a un nucleo centrale (come accade invece con il fior di latte).

La metafora può essere illuminante anche sul piano etico. Dopo la rilevazione di tracce di diossina da parte dell'Unione europea, e prima del cessato allarme, siamo stati sommersi da un mare di contraddittorie e folkloristiche rassicurazioni da parte dei politici, che si sono esibiti in singolari degustazioni pubbliche, mentre le televisioni parlavano di psicosi di massa e persino alcune associazioni di consumatori si ergevano a difesa, non dei consumatori stessi, ma della nostra italianità.
Il risultato è uno dei classici, appunto, dell'italianità: un fare ammuìna che, nonostante la "vittoria" finale, indebolisce ogni punto di riferimento saldo e ogni autorità epistemica di cui potersi davvero fidare. Il che significa che, di quel fulcro della vita morale e civile che è la fiducia, d'ora in poi faremo ancora più fatica a trovare traccia. E chi cercherà di venire a capo dei nostri mali nazionali non potrà che trovarsi tra le mani una cipolla, un carciofo, o una mozzarella di bufala. Che poi sia alla diossina o no, Dio solo lo saprà.

Autore: Armando Massarenti

fonte: ilsole24ore.com

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