venerdì 4 aprile 2008

«Bufala tossica? Una farsa»

MOZZARELLE DI bufala lombarda? «Una delizia per il palato degli intenditori». Nella crisi della bufala tradizionale napoletana, rischiano di rimetterci anche tante aziende lombarde. Nel Lodigiano, fra i titolari di stalla con bufale, figura Armeno Vitali (nella foto assieme al figlio Matteo): classe 1935, nato a Balbiano, nel melegnanese, per anni ha vissuto a Milano dove faceva il rappresentante di commercio. Dal ’67 Vitali è titolare di Cascina Fornasotto, landa lungo il fiume Adda dalle parti della Cascina Cagnola, a Galgagnano. «L’acquisizione dell’azienda - spiega - risale a quell’anno ma abbiamo cominciato a lavorare nel ’72, prima con pochi capi bovini, poi allargandoci gradualmente: oggi la responsabilità della gestione la divido con mio figlio Matteo, un vero patito della stalla, una grande passione per zootecnia e latte».
Da qualche anno Vitali ha diviso la stalla in due sezioni: una in cui trovano ospitalità circa 300 bovini da latte (di cui 150 in lattazione) e un’altra dove vengono allevate 90 splendide bufale (di cui una trentina in mungitura). L’azienda è ampia circa 800 pertiche coltivate a foraggi, fieno e mais da trinciato.
Signor Vitali, state subendo la «questione napoletana»?
«Beh, qualche riflesso negativo si avverte ed è veramente triste constatare che a tanta gente piace fare di tutt’erba un fascio. In Lombardia si produce un’eccellente mozzarella grazie anche al nostro latte. Le assicuro che qualità, freschezza e convenienza rappresentano un tutt’uno». Il figlio Matteo, classe ’68, sente il dovere di aggiungere che «in azienda ogni lattazione (il periodo durante il quale l’animale viene munto, ndr) viene controllata minuziosamente. Dai dati emerge la qualità del nostro latte per caratteristiche organolettiche. Certo, anche la mozzarella padana è eccellente, ricordando che il latte di bufala è un latte “duro” e difficile da lavorare, tanto da richiedere esperti che di solito hanno maturato esperienze nel Sud Italia. Da noi si producono anche mozzarelle di latte di mucca: occorrono due distinte tecniche di produzione».
A chi vendete il latte di bufala?
«Alla Latticini Brianza, chiamata Lat-Bri: la produzione media giornaliera per capo è di 7-10 litri di alta qualità, mentre la resa delle mucche è notoriamente superiore. In Pianura padana gli allevamenti di bufala stanno aumentando. Già oggi siamo una quarantina».
Guardate al futuro con ottimismo?
«A breve scadono i contratti di fornitura e temo ci saranno problemi, anche se confido nella tradizionale schiettezza dei nostri clienti».
Pensa che le polemiche di questi giorni siano una «bufala»?
«Sì, una spaventosa esagerazione. Mi dà fastidio e mi spaventa l’idea di considerare tutta la produzione italiana alla stessa stregua. La mozzarella prodotta dalla Lat-Bri, glielo garantisco, è buona per il semplice fatto che i nostri capi vengono controllati igienicamente da cima a fondo. Le dico di più: credo che nel Napoletano si seguano i medesimi criteri».
È vero che i produttori lombardi d i latte di bufala stanno per creare un consorzio?
Matteo risponde prima del padre e annuncia: «Siamo quindici allevatori e vogliamo rivitalizzare il “Consorzio italiano allevatori e trasformatori di latte di bufala”, chiamato Ciatlab e con sede a Milano, per valorizzare gli allevamenti del latte di bufala e derivati, promuovendo iniziative per qualificare i prodotti sui mercati internazionali contando sulla Denominazione di origine e di garanzia tipiche».
Altri produttori stanno soffrendo le polemiche?
«Un grosso industriale di Mondragone ha inviato una lettera ai suoi fornitori per chiudere i contratti di fornitura di latte di bufala. Un dramma per alcuni miei colleghi: per risolverlo sono dovuti andare a caccia di industriali del Nord, perdendo anche soldi».

fonte: ilgiorno.quotidiano.net

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