mercoledì 26 marzo 2008

Il latte di bufala

Il latte di bufala ha sapore dolce, colore bianco opaco dovuto all'assenza di carotenoidi. Il pH oscilla tra il 6,6-6,8. Il grasso è tra il 6-9% con prevalenza dell'acido oleico tra gli acidi insaturi e dell' acido palmitico tra gli acidi saturi. Le sostanze azotate, variano dal 3,8-4%, da Albumina, Globulina, Proteosi-Peptoni 0,50-1%.
Le sostanze azotate non proteiche variano tra lo 0,20-0,30%. Il lattosio varia tra il 4,5-5%.
Le principali differenze di natura chimica e chimico-fisica tra i due tipi di latte (bufalino e vaccino) sono rappresentate dal contenuto in grasso e in proteine, caratteri, questi, fondamentali per la caseificazione. Essi risultano pari, mediamente, rispettivamente al 7,5% e 4,4% nel latte bufalino e al 3,3% e 2,7% nel latte vaccino.

Altro aspetto della tipicità del latte bufalino é strettamente legato alla sua natura microbiologica. In condizioni normali, infatti, nel latte di bufala sono presenti alcuni ceppi di lattobacilli in concentrazioni superiori a quelle contenute nel latte vaccino. La attività metabolica di questi batteri risulterebbe responsabile, per la maggior parte, del sapore e dell’aroma tipici di questo formaggio, attraverso la produzione di particolari composti, ed influirebbe notevolmente sul fenomeno di acidificazione della cagliata durante la trasformazione.

Questi diversi valori contribuiscono senz'altro alla tipicità del prodotto grazie alla diversa consistenza che esso viene, alla fine, ad assumere. Conferiscono inoltre una maggiore resa alla trasformazione.

Quando è il momento della mungitura le bufale, in alcuni rari casi, vengono ancora chiamate ognuna con il proprio nome, che ricordano perfettamente, e all’appello fatto sempre dalla stessa persona si staccano dal branco e si avviano alla loro postazione per essere munte. Sono animali intelligentissimi, infatti. Secondo l'antico rito, il bufalaro, ogni giorno alle prime luci dell'alba, chiama per nome le bufale per condurle alla mungitura: ogni bufala ha un nome diverso ed il richiamo di una mandria di bufale suona come una cantilena.
Al giorno d'oggi sono poche le bufale che vengono ancora identificate con un nome in quanto una targhetta riportante un numero a 14 cifre, imposto dall'anagrafe dell'Unione Europea, e altre due, rispettivamente con il numero aziendale e del libro genealogico, contraddistinguono un animale che si è sempre mostrato in grado di instaurare un rapporto con il personale di governo.


Nel 1954 per la prima volta al mondo una bufala fu munta con una mungitrice automatica. E ne è stata fatta di strada da allora. Le aziende moderne sono dotate di sofisticate apparecchiature che lavano e disinfettano la mammella prima di mungere la bufala. Al collo di ogni animale c’è poi un microchip su cui sono memorizzati un’infinità di dati, una specie di "carta d’identità" che indica alla macchina persino la posizione dei capezzoli e quali di questi mungere. Ogni volta viene poi effettuato in tempo reale un esame diagnostico sulla carica batterica del latte e sullo stato di salute dell’animale, e i dati raccolti vengono inviati per via telematica ad una centrale di controllo che sorveglia tutto il lavoro.

Benché la produzione di latte di bufala si prolunghi per l'intero corso dell'anno, la sua distribuzione mensile varia: si nota, infatti, una maggiore disponibilità nei mesi autunnali ed invernali ed una forte contrazione in quelli estivi.



Questo fenomeno dipende dalle caratteristiche riproduttive della bufala, che trova le condizioni più favorevoli per la sua riproduzione nel semestre agosto-febbraio.
Poichè il periodo medio di gravidanza è di 310 giorni, risulta che i parti si concentrano, prevalentemente, nel semestre giugno-dicembre, e ciò spiega l'aumento delle disponibilità di latte nella stagione autunnale ed invernale.
Per ovviare a questo inconveniente si è cercato di operare la destagionalizzazione dei parti.
A questo fine si cerca di intervenire specialmente sulle manze, in quanto il loro periodo riproduttivo è facilmente influenzabile. Oggi, esistono tecniche vantaggiose per operare la destagionalizzazione e garantire il parto di almeno il 20-30% delle bufale in primavera.

fonte: lattedibufala.com

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